Appena uscita di casa, la sorprese l'aria frizzante, gelida e la luce tersa di quella mattina di fine inverno.

Si ricordò che era martedì grasso: un carnevale triste, di crisi e disoccupazione, ma i ragazzi ridevano e scherzavano come sempre, spruzzandosi addosso schiume e borotalco.

Per molto tempo non ci aveva fatto caso, ma negli ultimi anni ogni martedì grasso gliene ricordava uno di molti anni prima.

Era andata a una festina in casa di qualcuno, chissà chi: ricordava di essere stata un po' infreddolita in un vestitino nero, con le maniche corte a volant e una pudica scollatura a barchetta.

La festa era semplice, senza maschere, che non si usavano in quegli anni.

Bevve un po' di spumante dolce, rise degli scherzi e ballò rock n' roll e lisci, lasciando che i corteggiatori del momento le facessero arrossare la guancia con le barbe mal fatte o appena spuntate, senza riuscire però a liberarsi della sensazione di una mancanza.

Era probabilmente uno di quei momenti di intermezzo tra una “cotta” e l'altra, un preludio, carico di aspettative tra libertà e solitudine.

Tornò tardi, a casa dormivano già tutti, e il mattino seguente, l'aveva dimenticato, la sua classe di Liceo doveva andare sulle colline, per vedere l'eclissi totale di sole, un evento epocale che il Professore di Fisica preparava da mesi.

Doveva essere sprofondata nel sonno e si svegliò di soprassalto, con la sensazione di essere andata a dormire poco prima, ricordandosi di colpo della gita e temendo che tutti i compagni fossero già pronti davanti alla scuola e che la corriera partisse senza di lei.

Si vestì in fretta e corse, corse fino a sentirsi male, li raggiunse che stavano per partire, salì per ultima in fondo al pullman, tra i commenti scherzosi e le solite battute.

Poi il vociare dei compagni e la strada su verso le colline, nell'aria pungente del mattino: una mattina chiara, limpida fino allo spasimo, con quell'aria non più invernale e non ancora primaverile…

Giunti sul posto, scesero tra grida e lazzi per avviarsi verso la postazione scelta dal professore che li guidava, impettito e conscio della “lezione magistrale” che stava per offrire ai suoi allievi.

Si infilarono gli occhiali da sole, seguendo le sue istruzioni. Lei ne aveva trovato un paio vecchissimo in casa e se li ero ficcati in tasca all'ultimo momento, senza sapere di chi fossero; va detto che gli occhiali da sole erano un oggetto inusuale in quegli anni, una cosa che indossavano pochi, e generalmente in montagna o al mare.

Il buio calò d'improvviso.

Accanto ai suoi piedi vide un croco fiorito richiudersi, gli animali acquattarsi in fretta, mani veloci accostare le imposte di una casa colonica, timorose del giudizio di Dio.

Poi, per un attimo, fu buio e silenzio.

Anche loro liceali furono zittiti dallo spettacolo e attesero, con il fiato sospeso e un brivido di paura, che il sole riapparisse.

E Lui venne. Per una volta concesse il suo splendido bis: il croco si schiuse di nuovo, il gallo cantò per la seconda volta, i contadini riaprirono le finestre e le porte di casa, e loro ragazzi applaudirono sollevati, deridendo se stessi e le loro stupide paure.

Si domandò per l'ennesima volta cosa avesse reso quella giornata così speciale, quali ingredienti si fossero mescolati in maniera indelebile nel suo ricordo? l'unica eclissi totale di sole del XX secolo, una classe di liceali in libera uscita, un paesaggio collinare in una splendida alba invernale, due adulti spaiati, l'autista e il professore di Fisica, una corriera di linea degli anni 60 di un bluette un po' sbiadito, che in salita sbandava leggermente in curva?

Tutto questo, però, si era mescolato in un sorprendente amalgama di spinte vitali ancora scomposte, alimentate dalla tempesta ormonale di venti liceali in gita, con il loro bagaglio di amori nuovi e vecchi, lealtà e tradimenti, gelosie e invidie, sesso immaginato e spiato, segreti e bugie, attese e delusioni, angosce, paure etc. etc.

Una somma di narcisismi pressoché incalcolabile, ognuno dei quali aveva visto riflesso qualcosa di sé nello spettacolo unico del sole che si eclissava e ritornava a sorgere.

In u momento di stupore davanti allo splendido show di “Madre Natura”, ognuno aveva potuto presentire quello che sarebbe accaduto nell'immediato futuro: la possibilità di trionfare, l'angoscia di eclissarsi e l'incertezza di avere una seconda chance.

E possiamo metterci anche il narcisismo del Prof. di Fisica, che, a parte il fatto che per una volta non avrebbe faticato a richiedere attenzione e silenzio dalla classe, pregustava il trionfo di cui avrebbe goduto su quei liceali che amavano più la letteratura e la filosofia della sua materia, e sui colleghi, nessuno dei quali, diciamolo, aveva un tale asso nella manica!

Il tutto risvegliato per lei quella mattina dal soffio dell'aria tersa e gelida di un mercoledì delle ceneri qualunque, di molti anni dopo, in cui il sole non sarebbe nato due volte, ma lei poteva ancora sperare che le fosse data un'altra piccola possibilità.

 

Paola Golinelli è analista con funzioni di Training della SPI e dell’IPA. Già membro dell’IPA Committee di Psychoanalysis in Culture, ha pubblicato il volume Riflessioni psicoanalitiche sulla scrittura, il cinema e l’arte (Franco Angeli, 2021), uscito presso Routledge (2020) con il titolo Psychoanalytic Reflections on Writing, Cinema and the Arts.

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