II Dialogo

Tutti gli psicoanalisti aspirano a modificare stabilmente alcuni aspetti della vita intrapsichica del paziente, e vi è accordo sul fatto che il paziente dovrebbe terminare il trattamento (ma non il contatto sine fine con la funzione analitica introiettata) una volta ottenute trasformazioni sufficientemente durature dentro di sé.

Contrastano con questo obiettivo le modalità acquisite di trasmissione “transpsichica” in cui l’apparato mentale trasformativo del ricevente è stato bypassato con violenza, per cui, mancando lo spazio transizionale, la mente non può trasformare e rendere proprio ciò che riceve dall’altro; tali traumatismi possono condizionare patologicamente sia il funzionamento intrapsichico che lo stile di relazione interpersonale successivi.

L’ “interpsichico” si configura invece come un livello funzionale ad alta permeabilità condivisa tra due apparati psichici, attraverso scambi basati su identificazioni proiettive cosiddette “normali” o “comunicative”, assumibili ed integrabili in modo naturale. Da esso discendono modalità intrapsichiche di contatto interno integrato e di fluidità associativa, come pure una sana vivibilità intersoggettiva.

Il 2° Dialogo Internazionale del Centro Psicoanalitico Bolognese esplorerà queste dimensioni che risultano inevitabilmente compresenti e congiunte nella vita degli esseri umani, e che assumono un’alta specificità teorico-clinica nel contesto di ogni cura approfondita del disagio mentale.

 

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