Con i saluti della dott.ssa Calzolari e l'introduzione del dott. Pellegrini, si è aperto l'ultimo seminario del ciclo di appuntamenti dedicati all'incrocio tra realtà digitale e realtà evolutiva. Si tratta di una tessitura a due voci, in cui si alternano, in un'armonia di canto e controcanto, contributi del dott. D'Alberton e del dott. Scardovi (Psicoanalisti ordinari del Centro Psicoanalitico bolognese). Ispirandosi al proprio articolo "Children exposed to Pornographic Images on the internet: general and specific aspects in a psychoanalytic perspective", pubblicato nel 2021, questi offrono articolate suggestioni che si muovono tra la metapsicologia, la clinica ed il buon senso. Le riflessioni proposte spaziano, infatti, dai primi concetti freudiani ai più recenti sviluppi della clinica e della tecnica, fino alle implicazioni del digitale nella quotidianità e per realtà psichica di bambini ed adolescenti, considerata nelle sue sfumature qualitativo- relazionali.

La presentazione si articola in quattro parti, ciascuna delle quali esplora una specifica dimensione.
In incipit, lo sguardo dei relatori approfondisce il rapporto tra l'uomo e la tecnologia. D'Alberton riprende l'impatto in età evolutiva dell'utilizzo precoce ed eccessivo dei social, osservando come tale rivoluzione tecnologica, già trattata nel libro di Andrea Marzi del 2013, abbia influenzato ed influenzi il modo stesso in cui viene a formarsi la capacità di pensare. E' inevitabile che questo induca ad interrogarci come curanti, consapevoli, tuttavia, che, per costruire possibili risposte e significati, non possiamo contare su teorie forti che ci permettano di pensare tali processi ancora in corso. "Il nostro rapporto con la tecnica è complesso, perché noi siamo la tecnica, siamo dentro essa, il prodotto del suo stesso uso". A partire da questa citazione del filosofo Carlo Sini, in continuità con le sottolineature di Gadamer e Rossi Monti, Scardovi offre al nostro ascolto la prima sequenza del film "2001. Odissea nello spazio". L'utensile e l'astronave: in due fotogrammi contigui viene restituita la nascita della tecnica e della tecnologia a partire da uno strumento. Il percorso del film di Kubrick richiama, così, l'odissea umana, filogenetica ed ontogenetica. Parimenti, il racconto di Gianbattista Vico, nella Scienza Nuova, ci parla dei Favoli, individui tutto istinto che, di fronte all'angoscia soverchiante sperimentata per un fulmine, danno un nome: dopo aver indicato quel fenomeno ("mutoli additando"), utilizzano la Z (Zeus) in modo onomatopeico ed onomatografico. Nell'itinerario che porta alla nascita del linguaggio, c'imbattiamo così in un gesto preverbale, nel pointing e nella necessità di un interlocutore, di un prossimo. Dall'infans, all'essere parlanti, ed infine all'exfans, cioè i bambini che siamo stati e che non siamo più.
Il secondo tratto del seminario ci accompagna tra i dati provenienti dalle ricerche scientifiche. D'Alberton presenta un'importante rassegna di studi che indagano differenti tipi di correlazioni tra l'uso di dispositivi elettronici, risultato massiccio secondo i dati del 2016, ed aspetti della salute mentale e fisica di bambini e adolescenti. In continuità, attraverso i rilievi delle ricerche di Allison Gopinik e Clarissa Sugymoto, Scardovi sottolinea l'importanza, anche dal punto di vista sociale, delle cure necessarie ai bambini e di capire, in modo più scientifico, come funziona il caregiving.

Il terzo approfondimento entra nel cuore degli aspetti clinici e metapsicologici, riconnettendoli all'uso della Rete. Viene richiamata l'ipotesi di Florence Guignard su una patologia dell'elaborazione del lutto, in una cultura che, tendenzialmente, nega la perdita e trascura il legame, a detrimento del lavorio mentale di formazione dei simboli. Thanatopolus distingue il lavoro del virtuale, che coinvolge il pensare ed implica una certa dose di creatività, dall'operazione del virtuale, intrisa di aspetti evacuativi e di ripetizione di schemi. Viene poi qui ripercorsa l'evoluzione del pensiero freudiano, a partire da il "Progetto per una psicologia" (1895) in cui Freud evidenzia il bisogno, da parte del bambino, di sperimentare la capacità di conseguire un effetto su un essere umano prossimo (azione specifica). Se quello che avviene tra adulto e bambino provoca una modificazione, si realizza un'azione specifica che, per definirsi tale, necessita, come condizione essenziale, di un interlocutore e di un contatto adeguato con esso. "Le immagini motorie sono percezioni e, come tali, possiedono qualità e svegliano la coscienza"; "la loro qualità, senza dubbio è monotona": per evitare il rischio di una monotonia degli investimenti del soggetto, è quindi essenziale la presenza di un oggetto. Si delinea, da qui, un'idea di conoscenza che prende le mosse dallo scambio con l'altro, altro che diventa non soltanto il primo oggetto di soddisfazione del bisogno, ma vettore fondamentale della cognizione, intesa come conoscenza di sé e dell'altro. Nella svolta degli anni '20, poi, Freud sottolinea come il piacere non coincida più con la scarica, ma rappresenti una "qualità vitale". Nel 1924, in particolare, ne "Il problema economico del masochismo", Freud compie una rivisitazione fondamentale, identificando la scarica della tensione come una prerogativa del principio di costanza e non del piacere: il piacere smette di essere un ostacolo alla dilazione dell'impulso, diventando, piuttosto, ciò che permette di sviluppare la capacità di pensare. Nel 1925, nello scritto "La negazione", Freud osserva che: "Il giudizio di qualità precede il giudizio di esistenza": affinché possa sentire di esserci, il bambino, nel rapporto con l'oggetto, deve sperimentare una qualità, al contempo edonica ed oggettuale, che gli permetta di avvertire un contatto reale. L'importanza dell'oggetto come destinatario di investimento relazionale e libidico assumerà sempre maggior vigore a partire dai lavori di Fairbairn fino a giungere ad una composizione nel pensiero di Winnicott, così formulabile: "L'individuo cerca il piacere, cioè l'oggetto". I suddetti contributi teorici rappresentano uno sfondo per tentare di distinguere l'uso della Rete come dispositivo che sospende il senso del tempo ed il lavoro psichico da altre modalità più creative,svincolate dall'addiction.

Nell'ultima parte le riflessioni si animano intorno al tema del buon senso, del buon esempio e della qualità della presenza dell'adulto. D'Alberton riporta una ricerca di Alexander Samuel (2017), in cui sono stati classificati gli adolescenti sotto ai 18 anni in base al modo in cui i loro genitori hanno sostenuto l'uso di dispositivi elettronici. Tre le categorie individuate: orfani digitali, con accesso illimitato ad internet e senza alcuna guida, esuli digitali nel caso di una forte restrizione, a fini protettivi, nell'uso della Rete ed eredi digitali, incoraggiati da genitori ed insegnanti ad acquisire capacità tecnologiche ed impegnarsi in occasioni di confronto in merito ai rischi del mondo digitale. Scardovi riprende poi alcuni aspetti del rapporto adulto-bambino. L'ingaggio relazionale con i bambini risulta, infatti, abbastanza impegnativo e può convocare, a tratti, assetti difensivi tendenzialmente di ritiro. Viene qui sollecitato non solo il buon esempio dei genitori, ma anche il ruolo del Sé dei curanti e dei genitori come aspetto che possa garantire una qualità vitale dello scambio e che, rispetto alla Rete, alla quotidianità ed alla terapia, metta al riparo dalla ripetitività e dagli aspetti inanimati, intercettandoli e trasformandoli.

I contributi che si sono aggiunti a quelli dei relatori nel dibattito finale hanno permesso di constatare come alcune tematiche, quali l'uso della tecnologia, coinvolgano tanto i genitori quanto i curanti, sia in contesti istituzionali che nello studio privato. Il confronto che ne è scaturito ha permesso di focalizzare ancor più nel concreto, accanto all'importanza di linee guida, la qualità della presenza delle figure adulte e genitoriali. Questa può essere declinata sia attraverso la semplice, ma attenta condivisione dell'uso della Rete, per sostenere gli "eredi digitali" sia, rispetto alla clinica dell'età evolutiva, valorizzando l'allargamento del setting di lavoro ai genitori e costruendo, di volta, in volta, geometrie flessibili ed utili a dinamiche trasformative.

Bibliografia
AVG (2015). https://now.avg.com/digital-diaries-kids-competing-with-mobilephones-for-parents-attention.
American Psychological Association (2019). Digital guidelines: promoting healthy technology use for children
D'Alberton F. e A. Scardovi (2021). "Children exposed to pornographic images on the internet: general and specific aspects in the psychoanalytic perspective". The psychoanalytic study of the child, 133-144
Guignard, F. (2014). Psychic development in virtual world. In Lemma A., Caparrotta, L., Psychoanalysis in the Technoculture Era. London: Routledge:62-74.
Gopnik A., Sugimoto C. (2022) "The future of human behavior research". Nature Human Behavior
Huge E., Bickam D., Cantor J. (2017) Digital media, anxiety and depression in children. American Academy of pediatrics
Lauricella A.R, Wartella E., Rideout V.J. (2015). "Young children scrren time: the complex role of parent and child factors". Journal of Applied Developmental Psychology
Marzi, A. (2013). Psicoanalisi, Identità e Internet. Esplorazioni nel cyberspace. Franco Angeli
Montanari Domingues S. (2017). Clinical and psychological effects of excessive screen time on children
Samuel, A. (2017). https://ideas.ted.com/opinion-forget-digital-natives-heres-howkids-are-really-using-the-internet/
Scardovi A. (2017) “Il Piacere nella cura psicoanalitica. Piacere del Sé, piacere dell’Oggetto e pratiche di Inter-reach”. Paper letto al Centro Psicoanalitico di Bologna, non pubblicato

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