È il secondo incontro del ciclo "Corpi e soggettività in divenire".
La dott.ssa Simona Pesce apre il seminario portando i saluti dell’esecutivo e introducendo il dott. Gambini, chair della mattinata, che presenta un commento introduttivo al lavoro del Dott. Correale.
Si parte dal concetto di originario come lo intende il dott. Correale, cioè come una dimensione inconscia della mente, e si fa riferimento alla "molteplicità dei contenuti sensoriali non mentalizzati", contenuti non differenziati, vissuti emotivi, sensazioni che passano dai canali dei rapporti oggettuali. Il dott. Gambini fa riferimento al rapporto madre-bambino in cui l'oggetto primario per una parte si fonde e con-fonde in una differenziazione nella quale il bambino vive, come se fossero presenti al suo interno, la presenza sensoriale della madre e il suo funzionamento mentale. Un altro punto importante del relatore è, secondo il chair, il concetto che l'originario si colga quando l'incontro con l'altro diventa una collisione, una perforazione. È un incontro/scontro fra due corpi che potrà giungere, solo più avanti, a una rappresentazione interna.
Una delle caratteristiche centrali dell'originario è connessa all'ipersensorializzazione, alla tendenza alla sensorializzazione del linguaggio, alla corporeità, ai dati sensoriali che si imprimono nella memoria ma che non sono verbalizzabili, caratteristiche particolarmente evidenti nella psicosi. In questi pazienti le dimensioni della corporeità prendono spazio nelle parole e nei loro vissuti.
Correale, secondo Gambini, insiste su che cosa inneschi lo "sperdimento" e precisamente che un ruolo centrale sia dato dall'incontro con l'oggetto indecifrabile ed enigmatico da cui si avrà una ricerca disperata dell'ipersensorialita', e da qui si articolerà la sequenza allucinatorio-allucinazione-delirio che avrà la funzione di tenere il paziente, evitare che sprofondi, fornirgli un appiglio per tenerlo a galla. Il Dott. Gambini sottolinea quanto sia importante per questi pazienti esserci, essere presenti per fornire loro quel deposito che possa dare una sorta di sollievo ai loro tumulti interni.
Il dott. Gambini passa la parola al dott. Correale che interviene su “Corpo e sensorialita' nella cura del paziente grave" a partire dalle emozioni e il sottofondo sensoriale.
Qui di seguito si riportano stralci della sua interessante relazione.
ll filo conduttore è costituito da una riflessione sulla percezione, con cui si intende l’insieme dei dati sensoriali forniti dai sensi - esterocettivi e la loro controparte propriocettiva - presi isolatamente o integrati tra loro nelle varie forme di plurisensorialità.
Ogni percezione contiene una parte visibile, analitica e discriminante e una parte invisibile, come direbbe Merleau Ponty – costituita da fattori, che implicano un incontro coll’oggetto o coll’altro, di cui il soggetto non è consapevole. Tali fattori sono, molto rapidamente, descrivibili come il coinvolgimento del corpo nell’esperienza sensoriale, il rapporto con lo spazio-tempo che l’incontro implica (infinitezza, delimitazione, smarrimento, claustrofilia/fobia e agorafobia/immensità) e infine i particolari contenuti nella sensazione e non del tutto integrabili nel dato percettivo (linee di forza, angoli e curve, colori, distanze, ritmi e intervalli). Per il corpo, possiamo ritenere che ogni percezione sia anche un contatto e implichi il toccare e l’essere toccato, e una fortissima reciprocità (vedere – essere visti). Per lo spazio-tempo, possiamo ritenere che ogni percezione implichi un rapporto col finito e l’infinito, il salto e la gradualità (ritmo), lo smarrimento e la ripetizione.
Per i particolari, possiamo ritenere che ogni percezione implichi angoli e curve, punte e morbidezze, colori forti e deboli. Ognuna di queste componenti può determinare un piano della percezione, che può venire avvertito come confuso, indeterminato, informe e dia origine a una emozione, che spesso non viene collegata al piano percettivo, ma può risultare come sospesa, senza un preciso perché.
Freud aveva colto bene questo aspetto quando parlava delle zone erogene e collegava al coinvolgimento del corpo l’impatto del dato percettivo. Inoltre aveva parlato di Io corporeo, come di una base sensoriale e corporea della percezione.
Credo sia legittimo argomentare che la rimozione primaria sia il modo con cui Freud concettualizza un processo difensivo dalla percezione stessa. Se la percezione è troppo traumatica, la componente sensoriale viene fissata e controinvestita.
Il tema è stato ripreso innumerevoli volte e svolta in vari modi, ad esempio, attraverso le fantasie inconsce della Klein, le agonie primitive di Winnicott, le varie forme di empatia corporea di Odgen o il tema dei corpi borderline (Mucci).
Questa componente percettiva, definibile come invisibile, può essere in un secondo momento racchiusa in un’immagine, che funziona come condensatore, contenitore, se preferiamo, come incarnazione del dato sensoriale invisibile. L’immagine può essere fluida, metaforica e aperta, e se interrogata e ampliata, può aprire la strada al contenuto percettivo invisibile e alla conoscenza della vita interiore.
In secondo luogo, l’immagine può essere ricca di una dimensione più ampia e universale, se dotata di una forma adatta a questo ampliamento è allora un’immagine poetica (il correlativo oggettivo di T.S. Eliot e di Montale). Ma l’immagine può essere rigida e fissa con dei caratteri intrusivi, invasivi e persecutori e allora si entra nel campo della psicosi e del trauma, che, a sua volta, apre la strada al disturbo borderline. Correale propone di chiamare originaria questa parte della percezione, perché si rifà alle primissime esperienze oggettuali, che sono complesse e poco determinanti.
Il bambino o la bambina, infatti, vive il seno della madre secondo modalità percettive basiche come morbido/duro, caldo/freddo, rigido/fluido, soffocante/distante e così via. Se questa modalità di esperienza è condivisa, il bambino può sviluppare una capacità immaginativa o di gioco, che permettono di costruire immagini che avviano uno sviluppo.
Se questa modalità non viene condivisa o viene invece ostruita da modalità provenienti dall’esterno, si svilupperanno immagini rigide, che comportano una loro impossibilità ad aprirsi. In questo caso, le immagini assumeranno un carattere quasi allucinatorio, che le rende sospese nel tempo e nello spazio e bloccano il resto dell’attività mentale e di pensiero. Nella psicosi si ha un eccesso di questa sensorialità originaria, che diventa rigida e immobile.
Nel borderline, l’immagine non è misteriosa e ostruttrice, ma sempre persecutrice e implica un principio di azione e reazione. Ricondurre l’immagine ai suoi contenuti componenti, allargarla coll’aiuto dell’immaginazione, attraverso una specie di dialogo condiviso conoscitivo è il modo, a mio parere, necessario per restituire fluidità e combattere la fissità. Ci vuole un intervento al tempo stesso molto attivo e molto rispettoso, fondato sul fornire associazioni di prova. Bisogna considerare che nella psicosi e nel borderline, le immagini non sono metafore, ma qualcosa di incorporato indissolubilmente nel dato sensoriale. E l’emozione poco determinata deve passare al suo sottofondo sensoriale per essere valorizzata. Se questa immagine non si trova, c’è il rischio di rimanere nell’indeterminato o di sovrapporre una verbalizzazione prematura. I sogni sono un grande aiuto, perché concretizzano le immagini e le rendono disponibili. Ma ancora più la vita quotidiana è una fonte inesauribile di esempi, che vanno cercati in seduta, perché rompono la tendenza paralizzante e normalizzante di tanti racconti conformistici. Insomma, lapsus, acting, sogni, ma anche immagini come passaggi dal cosciente all’inconscio.
Il relatore conclude invocando qualche prospettiva di ricerca. L’inconscio è nell’immagine, oltre che nell’emozione indeterminata. Nell’immagine c’è al tempo stesso il desiderio e la difesa, l’attrazione e la repulsione. Ma c’è anche un maggiore dato conoscitivo dell’oggetto e dell’altro. Se si è troppo impegnati col fantasma, l’oggetto si eclissa dietro alla costituzione del fantasma, che è l’oggetto modificato dei desideri e delle difese. Un allargamento dell’immagine può modificare il fantasma e aprire il soggetto alla dimensione del mondo esterno.
Segue un vivace dibattito che arricchisce ulteriormente la mattinata scientifica.
Il prossimo incontro si svolgerà il 1 aprile e avrà come relatrice la dott.ssa De Micco che affronterà il tema dei migranti, della stranierita' e delle sue declinazioni riguardo il corpo.
Report: "Corpo e sensorialità nella cura del paziente grave" - 25 febbraio 2023 - a cura di Mirella Montemurro
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- Scritto da Montemurro Mirella
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