­Relatore: prof. Vicenzo Bonaminio
Seminario del Centro Psicoanalitico di Bologna, 31 gennaio 2015

Nell’ambito dei seminari, tenuti presso il Centro Psicoanalitico di Bologna, quest’anno dedicati al tema della violenza, il Prof V. Bonaminio ha presentato un lavoro dal titolo: “La funzione trasformativa della capacità dell’oggetto di sopravvivere alla violenza e alla distruttività del soggetto”.
L’inizio del seminario, per me che ascolto, è forte come “un pugno allo stomaco”: la lettura delle Ballate della violenza di Pasolini (1993). Quale incipit più appropriato per parlare di violenza?
Pasolini risulta essere profetico di ciò che accade attorno a noi: attacco alle Torri Gemelle, genocidi … La violenza, anche quella istituzionalizzata ed organizzata, dai torturatori dell’Inquisizione alle prigioni di Guantanàmo, è un tratto costantemente presente nella storia dell’uomo e del suo vivere “civile”, ci appartiene.
Bonaminio pone la sua attenzione sulle condotte violente degli adolescenti, vere “emergenze” sociali. Si tratta di pazienti con quadri psicopatologici diversi, nuovi rispetto alle categorie diagnostiche classiche.
La violenza non è un concetto propriamente psicoanalitico, non è una rappresentazione, né un affetto, non fa parte della dualità pulsionale freudiana amore/odio … ma è una qualità di determinate condotte, dice l’autore citando Jeammet. Qualità che possono estrinsecarsi in forme diverse in funzione della storia del soggetto, dell’ organizzazione di personalità, del contesto relazionale di chi la esprime. Il destino della violenza, specifica dell’adolescenza, dipende in larga misura dalla qualità dell’incontro con l’altro.
L’adolescenza è una fase evolutiva caratterizzata da una violenta interruzione dell’esperienza del Sé; la trasformazione del corpo, con la maturazione dei genitali e la comparsa dei caratteri sessuali secondari, pone il giovane ragazzo di fronte ad “un estraneo perturbante” (Chan). Il breakdown è anche emotivo per l’intensificarsi di pulsioni libidiche e aggressive, l’adolescente è dilaniato da forze opposte: dipendenza/indipendenza, passività/attività tra le quali deve cercare di creare una nuova identità separata e distinta dalle figure di riferimento. Si riaffacciano fantasie incestuose Edipiche e ora egli è munito di un corpo sessuato.
Si trova, quindi, ad affrontare l’arduo compito di reintegrare il soma e la psiche, base del senso di sè come persona reale, autentica e coesa.
Chi si relaziona con un adolescente deve trovare la giusta distanza poiché il mostrare disinteresse nei suoi confronti può essere vissuto come un abbandono e allo stesso tempo un’eccessiva presenza rischia di diventare intrusiva.
Pertanto la fragile identità dell’adolescente è minacciata su più fronti e le risposte possono essere rappresentate da reazioni che bypassano il pensiero e si sostituiscono ad esso : condotte violente contro di sé o contro gli altri, nel tentativo di ristabilire la giusta distanza, capovolgere la passività in attività, per la necessità di ristabilire l’identità minacciata, o ancora l’agito violento come tentativo di mettere in scena il conflitto interno.
Negli ultimi decenni la vecchia contrapposizione tra modello pulsionale, che resta legato al carattere innato della pulsione distruttiva, e quello relazionale, che privilegia il ruolo dell’oggetto reale, sembra essere superata. Ne sono testimoni autori come Chan, Jeammet, che hanno a lungo studiato il tema della violenza e che si riferiscono sia alla qualità dell’impulso che alla relazione con l’oggetto.
Bonaminio, per spiegare l’origine della violenza e dell’aggressività nell’adolescente, si rifà ai concetti di Winnicott, contenuti nel lavoro del 1968, “L’uso dell’oggetto”.
L’agito aggressivo deve essere decodificato con le parole: proprio perché è un gesto aggressivo bisogna dargli un senso, ed un comportamento violento ha bisogno di un tempo per avere un senso. Dare un senso alla violenza serve a trasformarla in qualcos’altro di rappresentabile. Invece spesso la si giudica senza comprenderla intimamente; se la violenza non trova le vie di trasformazione adeguate rimane violenza che si alimenta.
Ad un certo punto, l’adolescente diventa un alieno: in famiglia non viene compreso e come un corpo estraneo viene estromesso. Complice di ciò, la profonda lacerazione del tessuto sociale, la mancanza di garanti psicosociali,che favoriscono il passaggio intergenerazionale.
Quando un soggetto incontra l’altro, Winnicott dice, nella fase iniziale l’altro è “soggettivato” ovvero è mero deposito di proiezioni, solo in seguito l’altro diventa oggetto “oggettivato” altro da sè, oggetto separato con vita propria; proprio come accade nella relazione paziente-analista. Perché l’adolescente faccia questo passaggio,che gli permetterà di percepire l’oggetto reale, è necessario che venga distrutto l’oggetto interno fantasmatico, controllato in maniera onnipotente. In questo processo, un ruolo fondamentale gioca l’oggetto che si mette in relazione con l’adolescente che deve resistere alla distruzione, sopravvivere alle aggressioni senza reagire con la fuga, con la punizione,con il rifiuto.
Il processo di “distruzione costruttiva”, fondamentale per lo sviluppo emotivo primario del bambino nei confronti della madre, si ripropone in età adolescenziale, quando le vecchie sicurezze devono lasciare il posto ad istanze di autonomia e quindi è necessario un nuovo assetto nel rapporto con l’oggetto e nel suo uso.
L’adulto che incontra l’adolescente violento, deve aver fatto i conti nella pubertà con la propria aggressività, per riuscire ad entrare in risonanza con i vissuti distruttivi di cui viene fortemente investito. L’oggetto colto in modo impreparato che risponde, a sua volta, con la violenza o con la fuga, non permette un processo di integrazione nell’organizzazione della personalità, cosicché le parti aggressive permarranno scisse.
La relazione terapeutica può rappresentare la base sicura in cui le condotte violente dell’adolescente possono trovare la giusta via di trasformazione, la parola, e acquistare un senso. All’analista il compito di resistere alla distruzione.

maggio 2015

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