1° Dialogo Internazionale 14-15 febbraio 2015 Bologna - La relazione Analitica

Si è svolto  il 14-15 febbraio il 1° Dialogo Internazionale del Centro Psicoanalitico di Bologna, evento rivolto a psicoanalisti, psicoterapeuti e psichiatri, al quale hanno partecipato oltre 300 iscritti.
A rendere internazionale il convegno, la presenza di relatori e ospiti stranieri: colleghi tedeschi, francesi, belgi e inglesi. René Roussillon citando Kennedy, ha dichiarato “Io sono bolognese”, sottolineando il clima accogliente e di confronto fra colleghi che ha caratterizzato le due giornate bolognesi. L'internazionalità del dialogo è stata arricchita dalla presenza del Presidente dell'IPA, Stefano Bolognini, che in unico “corpo-mente bolognese” ha portato sia l'italianità che l'internazionalità della psicoanalisi.
La Relazione Analitica, il titolo scelto per il dialogo, è stato il tema ripreso da tutte le relazioni presentate, sia da un punto di vista teorico che clinico.

René Roussillon, con un contributo teorico-clinico, ha percorso i fondamenti della tecnica psicoanalitica, ponendo l'accento sull'aspetto della condizione relazionale dell'empatia psicoanalitica dell'analista come condizione di sicurezza, insieme al setting, che permette l'instaurarsi e lo svolgersi del processo analitico.

Irene Ruggiero ha ripercorso l'evoluzione del concetto di “azione” nella relazione analitica: da azione come resistenza al lavoro analitico, ad azione pensata (o pensiero in azione) che svolge un ruolo nella cura psicoanalitica.  Passaggio concettuale che ha preso i primi passi dagli apporti teorici di Ferenczi, Bion, Winnicott, Baranger, apporti che hanno allargato l'ottica psicoanalitica dall'intrapsichico del paziente all'interpsichico della coppia analitica. Irene Ruggiero ha illustrato le argomentazioni teoriche con vignette cliniche idonee a differenziare l'agito dall'enactment e dall'azione deliberata.
Il contributo di Franco Borgogno ha sottolineato il valore della eredità di Ferenczi, riferendosi ai contenuti del Diario Clinico. “Venire da lontano” e “divenire temporaneamente il paziente a propria insaputa” sono gli assunti fondamentali della mente di Ferenczi al lavoro con i pazienti.  Con “venire da lontano” Borgogno sottolinea come per Ferenczi fosse importante non dimenticare la propria infanzia, la propria adolescenza, il proprio essere stato paziente e tenere vivo tale ricordo dentro di sé. Con “diventare temporaneamente il paziente a propria insaputa” Ferenczi ci indica l’importanza della disidentificazione temporanea con il proprio essere analista per prendere su di sé e contenere le valenze primitive del paziente. Borgogno ricorda come per Ferenczi l'analista non possa esimersi dal giungere a sostenere nell'analisi “tutti i ruoli” che l'inconscio del paziente esige che vengano ri-attualizzati nel rapporto con l'analista.
L’intervento di Marco Mastella ha riportato un'esperienza clinica orientata dal Metodo della Consultazione Partecipata e Prolungata sviluppato da Dina Vallino. Scopo del lavoro analitico rivolto al bambino e ai suoi genitori è rimettere in moto le capacità creative e riflessive dei membri della famiglia, sostenendoli e aiutandoli a trovare una profonda sintonizzazione attraverso un atteggiamento analitico più osservativo che interpretativo.
Christoph E. Walker utilizza la metafora musicale per rappresentare il concetto del “risuonare insieme paziente e analista”: è importante per entrambi percepire tutte le vibrazioni-emozioni dell’incontro e farle diventare suono-armonia emotiva condivisa. Walker evidenzia come nella relazione analitica, necessariamente asimmetrica, sia il paziente che l’analista apportano le loro esperienze individuali. I casi clinici presentati hanno illustrato come si è sviluppata la relazione analitica affrontando sfide e paure, sentimenti di rifiuto e di delusione che si erano presentificati nel vissuto dell'analista.
Nel contributo di Walker i concetti di “barriera di contatto” di Bion, di “narcisismo distruttivo” di Rosenfeld, di “narcisismo di vita e narcisismo di morte” di Green, consentono di superare i “toni dissonanti” e di ritrovare, tramite in un ensemble-linguaggio, i modi per procedere insieme nel percorso dall'inesprimibile all'esprimibile.
Stefano Bolognini ha presentato un lavoro teorico volto a individuare alcuni concetti chiave trasversali ai vari modelli psicoanalitici. Bolognini, superando la controversia tra “relazionalisti” e “pulsionalisti”, ha centrato le proprie argomentazioni sugli eventi che definiscono lo scambio di contenuti interni tra due persone, sul passaggio dal mondo interno dell'uno a quello dell'altro.
Bolognini ha individuato alcuni concetti-base che forniscono una visione d'insieme significativa della funzione fondamentale della relazione analitica. Centrale nella presentazione è il concetto di “interpsichico”, area di contatti e di trasformazioni che, per svilupparsi, ha bisogno di una situazione di fiducia e di praticabilità. In questo senso la psicoanalisi offre un'opportunità unica di “riaprire i giochi”, ri-canalizzando le vie di accesso interne e le possibilità trasformative, attraverso le giuste “regredienze” e gli apprendimenti esperienziali compartecipati tra analista e paziente.
Negli interventi di Paola Golinelli e di Nicolino Rossi, a chiusura del Convegno, si è sentito tutto il calore e la passione viva per la psicoanalisi e il desiderio di ampliare la visuale dello sguardo psicoanalitico.
Il 1°Dialogo Internazionale del Centro Psicoanalitico di Bologna, ha espresso una pluralità di voci accomunate dalla valorizzazione dell’incontro umano con il paziente e ha sancito, sul campo della riflessione teorico-clinica, la storicamente consolidata matrice relazionale della psicoanalisi bolognese. Una possibile integrazione tra i modelli psicoanalitici sembra configurarsi nelle parole conclusive del lavoro di Bolognini: “La relazione non è LA psicoanalisi, ma non c'è analisi senza relazione”.

 

 

 

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