Il Seminario, in modalità online, è stato aperto dai saluti del Dott. Marco Monari, Segretario Scientifico del Centro Psicoanalitico di Bologna, che ha presentato il relatore, Prof. Mario Rossi Monti, Psichiatra, Membro Ordinario SPI/IPA dal nutrito curriculum.

La collega Dott.ssa Rosanna Rulli ha sottolineato, introducendo il lavoro del relatore, che sarà un viaggio alla larga da definizioni arroganti, in quanto, spesso, “più della spada servono ago e filo per imbastire una rete”, un gruppo che provi ad arrivare a modi nuovi di pensare, di sentire, senza assestarsi su aspettative di tipo messianico.

Rossi Monti, nel suo interessante e ricco seminario, parte dal titolo scelto, lo stesso di un libro pubblicato nel 2012 e si chiede come cambi nel tempo la clinica e i modi di categorizzazione. Cita numerosi esempi cercando un confronto con alcune aree di psicopatologia del secolo scorso. Considerando la depressione oggi, ad esempio, si assiste ad una tendenza alla cronicizzazione, rispetto ai quadri melanconici descritti da Freud. Per quanto riguarda l’area delle bipolarità si nota una diffusione con forme più attenuate, più generiche, con una tendenza da parte dei pazienti ad utilizzare il termine comunemente, quasi in una sorta di autodiagnosi.

Un fenomeno sempre più osservabili sono le forme schizofreniche “sporcate” o bloccate nella loro evoluzione dall’uso di sostanze, soprattutto fra gli adolescenti. Tale fascia di età, sottolinea Rossi Monti, sembra necessiti di un “bagno nelle acque delle droghe e rende necessario uno studio della psicopatologia delle dipendenze, non più centrato solo sulle caratteristiche della sostanza e dei suoi effetti, ma sulla persona e sull’economia psichica nella quale l’uso della sostanza trova posto: il soggetto nascosto”. Aree, in qualche modo collegate alla precedente, riguardano l’impulsività comportamentale, insieme ai disturbi alimentari e alle condotte autolesionistiche, un attuale Triangolo delle Bermude, nel quale cadono molti adolescenti.

La clinica cambia ed emergono forme sempre più instabili e difficilmente leggibili con le categorie conosciute, e, “come se la nosografia si fosse spalmata orizzontalmente e avesse perso una funzione organizzante”. Tale funzione stabilizzante, ricorda Rossi Monti, era utile per assicurare una visione coerente, anche se dolorosa, del mondo e di se stessi. Per dirla con Olga Tokarczuk, Premio Nobel Letteratura (2018), sembra che oggi non ci siano parole per orientarci nella veloce trasformazione del futuro, ma anche per l’”ora”, come mancassero “metafore, i miti e le nuove favole”. Osserviamo tentativi di utilizzare “narrazioni arrugginite e anacronistiche, come se un vecchio qualcosa sia migliore di un nuovo nulla”, come in preda ad una clinica del rimpianto.

Il relatore si sofferma a riflettere sui pazienti “per caso” che arrivano, oggi, con un malessere, senza sapere, né chiedersi perché, con la richiesta di un generico aiuto e con i quali si sperimenta un’atmosfera nebbiosa, come offuscata. Riprendendo Stoppa (2011) sottolinea come siano prevalentemente pazienti poco interessati alla propria storia, immersi in una rete che li spinge ad una “semplice brama di consumo per cose o persone”, con un senso di disagio che coinvolge anche le relazioni, mettendo anche in discussione, spesso, la cura stessa.

Per evitare di rimanere intrappolati in una deriva moralistica verso i pazienti attuali, il Professore riprende le quattro conclusioni a cui giunge l’imprescindibile lavoro di Eugenio Gaddini (1984) “Se e come sono cambiati i nostri pazienti fino ai giorni oggi”: i pazienti cambiano continuamente, ma anche gli psicoanalisti; gli eventi esterni che sconvolgono l’ordine sociale, catalizzano e scatenano manifestazioni psicopatologiche in individui “meno costruiti” che sarebbero state contenute e meno visibili nelle condizioni di vita abituali; la patologia emergente non è nuova, nel senso che si manifestano in maniera epidemica patologie che erano già d’interesse prima; gli eventi esterni eccezionali obbligano la psicoanalisi a fare il punto.

In questa epoca di pandemia il relatore è colpito dalla fretta di arrivare a conclusioni da parte di alcuni intellettuali, mentre siamo ancora “accampati” dentro alla storia, come dice Bolognini e non possiamo sapere cosa stia accadendo, in quanto, per parafrasare Bollas (1995) di fronte a questo reale ancora non abbiamo elementi per pensarlo. E forse, per dirla con Winnicott, “questa perdita momentanea di pensiero è necessaria”.

Per concludere il relatore ci invita, di fronte alla distruttività ed imprevedibilità a sorvegliare la naturale tendenza a leggere in modo univoco ed immutabile i nuovi fenomeni, anche clinici, e a rimanere presenti come psicoanalisti. Con una metafora cita un interessante capitolo “Bussola batte mappa” del libro “Al passo col futuro” di Joi Ito nel quale si evoca l’opportunità di utilizzare la propria creatività ed autonomia per scoprire il percorso da seguire, valorizzando la visione periferica del “cercatore di funghi”, competenza essenziale per rendere possibile la Serendipity, e trasformare eventi fortuiti in opportunità concrete di crescita.

La successiva discussione al termine del ricco e stimolante intervento del Prof. Rossi Monti ha coinvolto i partecipanti, più di un centinaio, ripercorrendo i temi trattati ed arricchendo di contributi relativi, ad esempio, ai vissuti durante il lock down da parte di adolescenti, per ribadire la necessità di non considerare fenomeni difettuali atteggiamenti e meccanismi nuovi, ma di collocarli in una storia e in un significato individuale. Il relatore sottolinea la necessità di ascoltare e di chiedersi cosa cerchino in rete gli adolescenti, quali risposte e che significato possa avere “il tempo della notte” passata in rete, prima di dare definizioni difettuali o psicopatologiche.

La mattinata si è conclusa in un clima di appassionata partecipazione e nella condivisione di domande, associazioni, pensieri, immagini che hanno ampliato uno spazio di pensiero attorno ad un tema ancora aperto.

M. Rossi Monti (a cura di) (2012) Psicopatologia del presente. Crisi della nosografia e nuove forme della clinica. Milano: Angeli

 

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