Gino Zucchini è stato medico, psichiatra e psicoanalista a Bologna.
Nato a Finale Emilia, cittadina di cui fu vicesindaco all’età di 19 anni, fu studente meritevole e borsista del collegio San Domenico, che frequentò insieme a Ezio Raimondi.
Da psichiatra promosse profondamente il lavoro di equipe e le pratiche di gruppo nelle strutture pubbliche, sia con gli operatori che con i pazienti.
Diventato psicoanalista, è stato membro con funzioni di training della Società Psicoanalitica Italiana, segretario scientifico e poi presidente del Centro psicoanalitico di Bologna, oggi intitolato a Glauco Carloni e Egon Molinari che ne furono, insieme a lui, soci fondatori.
Zucchini è stato formatore e supervisore tanto amato di molti di noi psicoanalisti e ha dato vita a iniziative che proseguono a tutt’oggi, ispirate dalla capacità di collegare i saperi e le persone.
Fra queste citiamo soltanto “Psiche-Dike” - ciclo annuale di incontri sul rapporto fra psicoanalisi e giustizia, giunto al ventesimo anno - e la sua assidua partecipazione come relatore agli incontri di filosofia del Centro San Domenico, diretti allora da Padre Casali di cui fu interlocutore privilegiato e amico personale.
Della sua capacità di collegare, o come avrebbe detto lo stesso Zucchini di: “distinguere senza scindere e unire senza confondere”, è piena testimonianza l’unico libro che ci ha lasciato, che raccoglie scritti profondi, ma anche lievi e attualissimi. Il titolo che diede a questo libro infatti è “Res Loquens”, un modo esplicito e forse insuperato di mostrare che fra ‘res extensa’ e ‘res cogitans’, fra corpo e mente, la via della parola condivisa con l’altro rende possibile attraversare le nostre dicotomie.
Fra i mille spunti offerti da “Res Loquens” vogliamo ricordare un breve articolo che ancora oggi dovrebbe essere letto dai giovani psichiatri e psicoanalisti. È il resoconto dei gruppi che Zucchini istituì al Roncati nei primi anni ’70, intitolato “L’assemblea degli dei”, in cui emerse l’intento di fornire un lessico comune e condiviso che consentisse la circolazione e la comprensione dei fantasmi e dei linguaggi solitari di cui ciascun paziente - ciascuna persona - è in varia misura portatore. Questo stesso intento è vicino, nel pensiero di Zucchini, al lavoro che anche gli analisti sono chiamati a svolgere fra loro e con le altre discipline. È quell’incontrarsi che in un altro articolo del 1976 Zucchini auspicava essere un: “scendere” dai rami delle conoscenze specialistiche per giungere, finalmente, nelle piazze”: nei luoghi dove si possono scambiare competenze che, più che specialistiche, sono specifiche competenze umane.
Per questo, e per il grande affetto che ha lasciato in chi lo ha conosciuto, dedichiamo a Gino Zucchini questa mattinata che vedrà alcuni interventi programmati ma darà ampio spazio a chi vorrà ricordarlo con le proprie parole.