Giornata di studio rivolta a Medici, Psichiatri, Psicologi, Neuropsichiatri Infantili ed Assistenti Sociali (è stato chiesto accreditamento E.C.M. per Medici e Psicologi ed E.C.S. per Assistenti Sociali).
SABATO 23 NOVEMBRE 2013
MATTINA
ore 9.45 |
Accoglienza dei partecipanti |
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ore 10.00 |
Apertura dei lavori Irene Ruggiero (Bologna) |
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ore 10.30 |
Alle origini della violenza Stefano Bolognini (Bologna) |
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ore 11.30 |
Pausa caffè |
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ore 12.00 |
Discussione |
POMERIGGIO
ore 14.30 |
Pluto, 4 anni e mezzo Giuliana Barbieri (Milano) |
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ore 15.30 |
Discussione |
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ore 16.30 |
Conclusioni Marco Monari (Bologna) |
La giornata di studio si svolgerà presso il Centro Psicoanalitico di Bologna
Via Cesare Battisti 24
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Nel Dizionario Enciclopedico Treccani la violenza viene definita come “…tendenza abituale ad usare la forza fisica in modo brutale e irrazionale facendo anche eventualmente ricorso a mezzi di offesa, al fine di imporre la propria volontà e di costringere alla sottomissione, e anche soltanto come modo incontrollato di sfogare i propri moti istintivi e passionali (…) in senso più ampio, l’abuso della forza (rappresentata anche da sole parole o da sevizie morali, minacce, ricatti), come mezzo di costrizione, di oppressione, per obbligare cioè altri ad agire o a cedere contro la propria volontà.(…). La società è intrisa di violenza dal momento della sua nascita, e ogni atto di legittimità formale è fondato sul consenso collettivo ad un atto di illegittimità sostanziale” (1997).
Nella vita quotidiana siamo assediati da episodi e da notizie di violenze nell’ambito privato, tra uomo e donna, verso i bambini, tra adolescenti, in famiglia, come anche nel mondo della scuola, della politica e del lavoro. Sembra che la follia distruttiva stia prendendo il sopravvento in tutti gli ambiti, affermando una realtà impietosa, fatti concreti ed irremovibili con i quali non esiste alcuno spazio di negoziazione.
Interrogarci su questo tema usando gli strumenti psicoanalitici aiuta a gettare luce sul fenomeno della violenza reale e ad affinare il modello d’intervento sul versante clinico, in quanto la violenza si manifesta sotto varie forme anche nella relazione tra curante e paziente.
In continuità con il pensiero degli anni precedenti ci potremmo chiedere se la violenza è frutto di elementi costituzionali innati che formano le basi biologiche del temperamento, o se si ricollega ad eventi traumatici che l’ambiente non riesce a trasfromare.
La violenza rappresenta l’esito di disturbi della simbolizzazione e della capacità di pensare, che lasciano l’individuo in preda ai propri impulsi.
A partire dai contributi della teoria e della tecnica psicoanalitica, vorremmo cercare di riconoscere e distinguere nella clinica, e nella relazione paziente-famiglia-terapeuta-istituzione, i segnali della componente distruttiva e aggressiva da quella che alimenta la spinta vitale ad esistere. Quando la prima prevale tende a riversarsi all’esterno, attraverso agiti contro l’altro, vissuto come oggetto svuotato di ogni valore umano, o al contrario perversamente investito, oppure a indirizzarsi contro di sé, portando alla depressione o ad azioni autolesive.