Per chi volesse approfondire il tema del rapporto tra cinema e psicoanalisi presentiamo qui una breve rassegna ragionata di libri, più o meno recenti, sul tema.
La maggior parte delle pubblicazioni si compone di uno o più saggi sull’argomento generale o su suoi aspetti specifici e su una serie di commenti di film, più o meno recenti o “classici”.

CIAK, SI GIRA ( Edizioni Effigi 2013), curato da tre psicoanalisti italiani Andrea Marzi,Lucia Carboni e Andrea Giovannoni, con una prefazione di Stefano Bolognini,
raccoglie buona parte delle relazioni che commentavano i film presentati nel corso della rassegna omonima “Ciak si gira! Psicoanalisi al cinema”, che si svolse a Siena tra il 2007 e il 2011. La prima parte del libro, che precede le recensioni/commenti dei film, è costituita da 3 articoli definiti, nel loro insieme, un “Prologo in 3 tempi”. Il primo, di Alberto Angelini, tratta, in termini più generali, dei rapporti tra cinema, psicoanalisi e psicologia. Il lavoro di Andrea Marzi “Psicoanalisi, arte, cinema: un incontro nel tempo” è particolarmente interessante per la descrizione di come si sia andato modificando, nel corso del tempo, l’approccio della psicoanalisi e degli psicoanalisti al cinema ed alla lettura dei film.
L’articolo di Paola Golinelli “Ripetere per non ricordare, per non elaborare” ci dà un ottimo esempio di come un film possa ben rappresentare tematiche universali e presenti nella vita di ciascuno di noi come, nel caso specifico, la capacità o incapacità di elaborare il lutto della separazione dalle figure dell’infanzia e avviarsi così verso un cambiamento, piuttosto che verso una continua ripetizione di ciò che è stato, soprattutto dei traumi subiti.
Siena 2016, recensione su Spiweb

 

AL CINEMA CON LO PSICOANALISTA (Raffaello Cortina Editore 2020),
scritto da Vittorio Lingiardi con una prefazione di Natalia Aspesi, è una raccolta di brevi commenti, che non si possono definire delle vere e proprie recensioni, ad un numero molto grande di film, già pubblicati nel corso degli anni da Lingiardi nella sua rubrica “Psycho” sull’inserto settimanale “ Il Venerdì” di Repubblica.
L’originalità del libro consiste nel taglio che l’autore dà ai suoi scritti: “Non sono un critico cinematografico”, scrive Lingiardi nel breve saggio introduttivo,” e quelle che leggerete non sono delle recensioni. Porto al cinema me stesso, guardo un film per rivederlo con voi, cercando di cogliere, pellicola dopo pellicola, le immagini che precedono il pensiero e lo producono.”
Un altro aspetto originale di questa pubblicazione è il modo in cui sono raggruppati i film all’interno di sei “stanze“ , come in un poema ariostesco, dai nomi epici ed evocativi: le donne, i cavalier, l’arme, gli amori, le cortesie e le audaci imprese.
Recensione del libro fatta da Gabriella Giustino su Spiweb

 

Un titolo molto simile, AL CINEMA DALLO PSICOANALISTA, ha un libro di qualche anno precedente (2016) scritto da 2 analisti romani, Paolo Boccara e Giuseppe Riefolo, per le Edizioni Borla, con una prefazione di Anna Ferruta.
Una chiave di lettura delle differenze tra questo testo e quello di Lingiardi sta forse nel sottotitolo: Se il cinema è utile alla psicoanalisi.
Nel corso del loro lavoro i due autori sviluppano l’idea di una analogia tra psicoanalisi e cinema, in quanto entrambi “apparati per produrre immagini”. Come scrive Anna Ferruta nella introduzione “ il cinema (lo realizza) attraverso l’opera creativa del regista che è alla ricerca di spettatori da emozionare, la psicoanalisi attraverso la comunicazione tra inconsci che si attiva in seduta nel processo di transfert-controtransfert-rêverie e che fa accedere nelle menti di analista e paziente un flusso continuo di immagini contestuali che allargano la pensabilità di entrambi.”
Presentazione del libro al cinema Nuovo Sacher

 Sicuramente meno recente dei precedenti, ma non per questo meno interessante, è il volume scritto da un ben noto psichiatra e psicoanalista americano, Glen Gabbard, e da suo fratello Krin, studioso e professore di letteratura comparata e di cinema, pubblicato nel 2000 da Raffaello Cortina con il titolo CINEMA E PSICHIATRIA.
Il libro è diviso in due parti: nella prima (Lo psichiatra nei film) ricostruisce i modi in cui psichiatri e psichiatria sono stati rappresentati al cinema, soffermandosi sugli stereotipi che hanno influenzato tali rappresentazioni e segnato un rapporto tutt’altro che facile. La seconda parte presenta invece esempi illuminanti dei metodi interpretativi portati dagli psicoanalisti nello studio dei film.
Recensione del 9/4/2013 su Psychiatry on line.

 

Recentissimo invece (ottobre 2021) è il bel volume scritto da Paola Golinelli, il cui nome abbiamo già incontrato parlando del libro “Ciak, si gira”.
RIFLESSIONI PSICOANALITICHE SU SCRITTURA, CINEMA E ARTE (Franco Angeli , 2021) raccoglie diversi lavori scritti dall’Autrice, che hanno come filo conduttore il tentativo di analizzare, attraverso la lente di ingrandimento della psicoanalisi, il rapporto tra bellezza, perdita e gli strumenti culturali di cui l’uomo si serve per elaborare il lutto legato alla perdita, ricercando la bellezza nella letteratura, la poesia, l’arte e il cinema. Volendo riassumere tutto in una domanda potremmo dire: “ Cosa ci insegnano il cinema, la letteratura e l’arte sul tema della bellezza e della perdita?”
L’esperienza della bellezza, sostiene l’Autrice, dona un accesso privilegiato alla comprensione del significato e del valore della vita e alla ricerca della verità, offrendo una via di salvezza dall’assenza di significato implicita nella perdita.
Nel libro il cinema ha un posto di grande importanza ed è soprattutto attraverso l’analisi di alcuni film famosi che l’Autrice sviluppa il suo pensiero e la sua ricerca.
Recensione di E.Marchiori su Spiweb.

 

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