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Maria Moscara, Elisa Bergonzini “Integrating the principles of transference- focused psychotherapy with psychiatric consultation for patients admitted to a general hospital: A clinical application of a psychotherapeutic tool” Int J Appl Psychoanal Studies. 2020;1–12 DOI: 10.1002/aps.1661

Recensione di Laura Ravaioli

L’articolo pubblicato sull’ International Journal of Applied Psychoanalytic Studies da Maria Moscara, psicoanalista SPI e psichiatra presso il Dipartimento di Salute Mentale di Modena, insieme alla collega Elisa Bergonzini, psicologa, viene in aiuto alle equipe mediche che si trovano a trattare con pazienti con comportamenti sfidanti e disturbi di personalità.

Il titolo “Integrare i principi della psicoterapia focalizzata sul transfert con la consultazione psichiatrica nei pazienti in ospedale: un’applicazione clinica di uno strumento psicoterapeutico” ci immerge da subito nella situazione complessa in cui diagnosi e trattamento medico devono necessariamente accompagnarsi ad una buona alleanza con il paziente, e spesso è la mancanza di quest’ultima che porta alla consultazione con i clinici di area psichiatrica e psicologica.

Ma cosa avviene in una consultazione psichiatrica in ospedale e quali i riferimenti interni dello psicoanalista a guidarlo in questa che potremmo considerare senz’altro un’estensione del metodo, da sostenere e incoraggiare?

La consultazione psichiatrica in un reparto ospedaliero avviene, come sottolineato dalle autrici, in un setting atipico e complesso. I contesti sono diversi, perché ogni reparto è un ambiente a sé stante, ma condividono la necessità di definire diagnosi e trattamento nel più breve tempo possibile. A tal fine, lo scopo di un colloquio psichiatrico o psicologico con un paziente che manifesta un comportamento problematico, tra cui bassa aderenza alle indicazioni mediche, è proprio quello di superare la rottura nell’alleanza terapeutica e fornire all’equipe indicazioni per gestire la relazione con questi pazienti, spesso dello spettro borderline e narcisistico, in cui le condizioni di malattia e ospedalizzazione enfatizzano il vissuto di dipendenza e i meccanismi per difendersene.

Alcune specificità dello psichiatra o psicologo ospedaliero sono la conoscenza delle condizioni mediche e dei farmaci, la valutazione della struttura di personalità ed un’ampia capacità di fare ipotesi di diagnosi differenziale tra le comorbidità mediche e psicologiche. In particolare, aggiungo che quest’ultimo aspetto richiede un’apertura al confronto con gli altri clinici che parte innanzitutto da una mente elastica ma tenace, capace di riconoscere ed aggirare i pregiudizi e di creare rapporti di fiducia reciproca.

Le colleghe hanno preso a riferimento il concetto di catamnesi di Zapparoli (1985) e la psicoterapia focalizzata sul transfert (TFP) sviluppata e validata al Personality Disorder Institute del Sanford Weill Cornell Medical College. Essi sono applicati ad un’intervista flessibile che spazia dall’anamnesi clinica medica generale fino a quella familiare, con attenzione alla presenza di dolore fisico ed alle disabilità causate dalla malattia.

La catamnesi, in particolare, approfondisce la storia clinica del paziente e il suo rapporto con i curanti, evidenziandone gli aspetti interpersonali coscienti e le aspettative inconsce che influenzano la relazione medico-paziente attuale.

La psicoterapia focalizzata sul transfert recupera concetti psicoanalitici cardini quali neutralità, discutendone il difficile assetto all’interno di un’equipe da cui è necessario tenersi in equidistanza, ma il cui sostegno è necessario per poter motivare la consultazione, e l’attenzione alle dinamiche precoci transfert-controtransfert, in particolare con pazienti i cui disturbi di personalità portano ad oscillare rapidamente tra facili idealizzazioni e terribili svalutazioni che si abbattono su tutta l’equipe.

Il caso clinico riportato ci illustra la consultazione psichiatrica con un paziente ospedalizzato per una patologia cardiaca e bassa aderenza alle raccomandazioni mediche: nel corso del colloquio vediamo snodarsi pian piano le motivazioni inconsce di resistenza al trattamento, la seduttività svalutativa si rivela nei suoi aspetti difensivi e ne risulta un racconto in cui respiriamo la suspence dei primi incontri con un nuovo paziente.

Auguro quindi a tutti una buona lettura.

 

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