Nel suo prezioso saggio Vanda Shrenger Weiss, la prima psicoanalista in Italia, ed. Alpes, 2017, Rita Corsa descrive la vita e il percorso scientifico di Vanda Shrenger Weiss.  Come dimostra con accuratezza l’autrice Rita Corsa, Vanda Shrenger Weiss è stata la prima psicoanalista in Italia. Di origine croata, si era trasferita in Italia dove visse vent’anni, contribuendo alla riorganizzazione della Società Psicoanalitica Italiana e alla diffusione della psicoanalisi.
L’opera è stata preceduta da un libro, altrettanto rilevante, Edoardo Weiss a Trieste con Freud. Alle origini della psicoanalisi italiana, nel quale Rita Corsa descrive appunto le origini della psicoanalisi italiana e il contributo a quest’impresa del pioniere Edoardo Weiss, marito di Vanda.
Entrambi i volumi, sia quello pubblicato nel 2013 sia quest’ultimo editato nel 2017, sono contraddistinti da un grande rigore scientifico nella raccolta dei documenti che diventano prezioso materiale storico.
Il volume, infatti, è arricchito da documentazioni interessanti e diverse fra loro quali articoli di psicoanalisi, lettere, materiale d’archivio che ci aiutano a delineare con maggiore chiarezza il periodo storico nel quale la Società Psicoanalitica Italiana ha mosso i suoi primi passi.
La riorganizzazione della Società Psicoanalitica Italiana e la fondazione della Rivista Italiana di Psicoanalisi, infatti, come ben testimoniato nei vari capitoli del libro, sono state in gran parte frutto dell’impegno e del coraggio dei coniugi Edoardo e Vanda Weiss i quali si sono adoperati in questa impresa italiana fino al 1938, anno in cui sono stati obbligati a emigrare negli Stati Uniti, in seguito alle leggi razziali che lasciavano le persone di origine ebraica prive dei loro diritti civili.
La coppia si era conosciuta durante gli anni universitari: entrambi interessati alla nuova disciplina professata da Freud, frequentavano le lezioni da lui tenute alla facoltà di Medicina di Vienna.
Alla fine della prima guerra mondiale i due si trasferirono a Trieste, città natale di Edoardo Weiss, da cui si allontanarono nel 1931 perché il clima politico era diventato insostenibile a causa delle reazioni nazionalistiche e xenofobe.
La scelta cadde su Roma, dove i coniugi rimasero fino alla partenza per l’America.
Fu Vanda a convincere il marito a rimanere in Italia e a spostarsi a Roma, anziché in Europa o in America, dove la psicoanalisi era già affermata.
La preferenza della donna fu decisiva per la storia del movimento psicoanalitico italiano che avrebbe avuto uno sviluppo ben diverso senza l’apporto prezioso dei coniugi Weiss: nel 1932, infatti, fondarono la Rivista Italiana di Psicoanalisi e ricreano la SPI che era stata fondata inizialmente dal prof. Marco Levi Bianchini a Teramo il 7 giugno 1925.
L’autrice ci mostra come gli anni in cui i Weiss abitarono a Roma, dal 1931 al 1938, non furono semplici per la coppia a causa dell’ostilità del Fascismo verso la psicoanalisi, condivisa anche dalla chiesa. Nel libro sono evidenziate le difficoltà, ma anche la fecondità di questo periodo per la Società Psicoanalitica Italiana che mosse i primi passi verso la sua istituzionalizzazione, anche se molti psicoanalisti italiani, che erano per la gran parte di origine ebraica, furono costretti ad espatriare, come i coniugi Weiss.
Dal 1939 fino al 1945 non ci fu spazio per la psicoanalisi nel nostro Paese.
È originale il punto di osservazione scelto dall’Autrice che descrive in maniera dettagliata e appassionante le vicende della SPI partendo dalla storia personale e professionale di Vanda Shrenger Weiss.
"Cercherò di sviluppare la narrazione da una prospettiva non abituale per gli studiosi impegnati a restaurare le originarie vicende della disciplina freudiana in Italia. Il punto d’osservazione sarà quello di una donna, quello di Vanda Shrenger Weiss, la moglie di Edoardo Weiss. La storia l’ha sinora ricordata molto sbrigativamente come la ‘consorte’ di Edoardo. Un’identità femminile ridotta ad un’unica funzione, quella muliebre. Una figura di donna completamente oscurata dall’imponente ombra del marito. Eppure Vanda Shrenger è stata a sua volta medico, psichiatra psicoanalista. La prima psicoanalista in Italia" (Rita Corsa 2017, XXI).
Prima che Rita Corsa rendesse nota l’opera di questa straordinaria donna, il valore umano e il contributo storico e scientifico di Vanda Weiss erano pressoché sconosciuti.
L’autrice ha proceduto con una raccolta minuziosa e rigorosissima del materiale storico, scandagliando per anni gli archivi italiani ed esteri, alla ricerca d’informazioni storiche perlopiù inedite, attraverso le quali ha ricostruito la vicenda umana e scientifica di questa di pioniera della psicoanalisi italiana.
Anche la descrizione dell’incontro fra Rita Corsa e Vanda Shrenger Weiss è del tutto originale come dimostra l’autrice aprendo il saggio con una lettera, datata 2 aprile 1931, che l’ha stimolata a conoscere meglio la personalità di Vanda: "L’incontro con la figura di Vanda Shrenger Weiss è avvenuto quasi per caso, mentre approfondivo le ricerche su Edoardo Weiss, che ho raccolto nel mio precedente libro, Edoardo Weiss a Trieste con Freud. Alle origini della psicoanalisi italiana (2013).
Una lettera ha catturato la mia attenzione con folgorante intensità. Si tratta di un’epistola inviata da Vanda a Paul Federn, l’ex analista del marito che, nel tempo, sarebbe diventato un amico intimo di ambedue i coniugi Weiss e un imprescindibile interlocutore scientifico per Edoardo" (2017, p. 3).
Già da questa lettera, che Rita Corsa pone non a caso all’inizio del libro, quasi come un incipit, si possono intuire aspetti interessanti della personalità di Vanda; nella epistola la donna tranquillizza Federn circa la salute psichica del marito. L’autrice aggiunge: "La lettera sopra riportata, cui tornerò in seguito, ha spostato in maniera decisa la mia curiosità su questa silenziosa donna. Andiamo conoscerla" (2017, p. 4).
"Qui mi preme mettere in luce il carattere di Vanda, che dimostra di essere una compagna solida, coraggiosa, fedele e protettiva. All’epoca ha 39 anni; due figli da crescere in un paese straniero, parlando una lingua non sua, in mezzo a un mare in tempesta a causa di problemi economici e delle traversie lavorative ed emotive del consorte. Desidero rimarcare la funzione supportiva e, a volte, vicariante di Vanda nei confronti di Edoardo: lo ha appoggiato in tutte le difficili e talvolta drammatiche scelte professionali e di vita, lo ha soccorso nei momenti di bisogno e gli ha fatto da contrappunto teorico, pur rimanendo sempre nell’ombra. Fosse anche solo per questi motivi, la psicoanalisi italiana avrebbe un grande debito di riconoscenza nei suoi riguardi". (2017, p, 4).
In realtà, il debito della psicoanalisi italiana verso Vanda Weiss è legato a numerosi altri motivi, ben documentati da Rita Corsa in questo libro.
Vanda Weiss nel 1932 è tra i membri fondatori della Società Italiana di Psicoanalisi, partecipa alla sua organizzazione e anche a quella della rivista di psicoanalisi, dove pubblica il primo articolo al femminile La realtà nella fantasia (5/1932) che rappresenta il suo lavoro scientifico italiano più significativo; si tratta di uno scritto di grande chiarezza nel quale viene esposta l’influenza della fantasia nella vita psichica dell’uomo utilizzando le teorie freudiane della prima e della seconda topica, con innovativi concetti legati alla psicologia dell’Io di Federn.
Sempre nel 1932 è tra i cinque soci che rappresentano la SPI al 12º Congresso Internazionale di Psicoanalisi e recensisce il libro di Hanns Sachs Bubi Caliguta (Caligola fanciullo) dove individua alcune ipotesi sulla prima infanzia e adolescenza di Caligola, per comprendere la formazione di personalità del tiranno.
Il libro di Rita Corsa contiene anche un prezioso testo, mai dato alle stampe, dal titolo Un esempio di individuazione, scritto da Vanda Weiss nel 1959, quando la psicoanalista si era già trasferita a San Francisco e si era avvicinata alla teoria junghiana; lo scritto inedito è stato consegnato alla Autrice dalla figlia dei coniugi Weiss, Marianna.
Attraverso questo elaborato clinico emergono altre qualità di Vanda, come psicoanalista, molto sensibile e vicina all’attuale psicoanalisi relazionale: innovativa nell’uso del controtransfert; nel modo di trattare i sogni in seduta, anticipando concetti come il "terzo analitico" di Ogden; efficace nell’interpretazione del transfert e anche nel moderno approccio multidisciplinare che comprende trattamenti farmacologici e appoggi psicologici ai familiari.
L’attualità delle teorie, secondo Rita Corsa, rende Vanda Shrenger Weiss una dei pionieri della psicoanalisi italiana.
Il libro è molto di più di un doveroso omaggio a un’importante psicoanalista del passato. Esso apre la discussione intorno ad alcuni aspetti cruciali della psicoanalisi attuale tra cui la questione dell’integrazione fra i modelli e le teorie; si tratta di un’integrazione che Vanda Weiss, nel suo essere psicoanalista, ha saputo attuare fra la teoria junghiana e freudiana: purtroppo la sua partenza per l’America ha fatto sì che rimanesse un tema aperto nel panorama psicoanalitico italiano.
Un’altra questione importante che il libro solleva è l’importanza del recupero della storia delle origini della psicoanalisi, attraverso una ricerca rigorosa dei documenti in grado di accettare la verità e di tollerare le imperfezioni dei primi psicoanalisti, pionieri non ben analizzati o non analizzati affatto, che utilizzavano spesso setting confusi o promiscui.
Dalla lettura del volume, inoltre, si coglie la straordinaria passione di Rita Corsa per l’indagine storica della psicoanalisi delle origini, ma anche l’enorme accuratezza e delicatezza dell’autrice, sensibile e prudente nelle sue interpretazioni del materiale storico da analizzare, ma anche molto coraggiosa nella sua ricerca di una verità storica, libera da idealizzazioni e aperta a riconoscere le straordinarie potenzialità e anche i numerosi limiti della psicoanalisi delle origini.

Corsa R. (2013). Edoardo Weiss a Trieste con Freud. Alle origini della psicoanalisi italiana. Le vicende di Nathan, Bartol e Veneziani. Alpes Italia.  
Corsa R. (2017). "Vanda Shrenger Weiss, la prima psicoanalista in Italia". Alpes.
Weiss V. (1932a). Recensione. Hanns Sachs Bubi Caliguta. 2. edizione Rivista Italiana di Psicoanalisi, 2/3,191-192.
Weiss V. (1932b). La realtà nella fantasia. Rivista Italiana di Psicoanalisi, 5, 297-304.
Weiss W. (1959). An example of individuation. Relazione letta a The Anlytical  Psychology Club of San Francisco, April 28, 1959.

 

We use cookies
Il nostro sito utilizza i cookie, ma solo cookie tecnici e di sessione che sono essenziali per il funzionamento del sito stesso. Non usiamo nessun cookie di profilazione.