Breve la vita felice del sgt. Kirk, avrebbe forse pensato Hemingway percorrendo le sale che espongono in questi giorni, ancora per poco, oltre 400 opere, tra disegni originali ed acquarelli, di Hugo Pratt, geniale “fumettaro”, come lui stesso amava definirsi. Nato a Rimini ma veneziano di adozione, troppo presto venuto a mancare alla fine del secolo scorso, ma vissuto nel mondo attraverso la propria e le molte vite dei personaggi da lui creati. Uno di questi, il Sgt. Kirk della Cavalleria degli Stati Uniti, ha dato il nome ad una mitica rivista di fumetti comparsa quasi clandestinamente in Italia nel 1967 e purtroppo troppo presto scomparsa un paio di anni dopo. Nata su concessione della omonima rivista originale argentina su iniziativa di un appassionato genovese, Florenzo Ivaldi, apparentemente non aveva le velleità intellettuali della contemporanea Linus, seguendo il tradizionale filone del fumetto di avventura: tuttavia si impose ben presto come una delle più originali pubblicazioni del genere, avvalendosi della firma dei disegnatori più affermati, come Battaglia, Toppi, Del Castillo, Milton Caniff e via via altri dello stesso calibro. Ma, su tutti, Hugo Pratt , fin dal primo numero presente con quattro storie complete e il folgorante inizio di quello che può a buon diritto essere considerato il primo esempio di “grafic novel” moderno: “Una ballata del mare salato”.

Lo confesso, sono nel ristretto numero di amatori in possesso della totalità dei numeri della rivista che vennero venduti attraverso il normale circuito delle edicole, in tempo di vedere la fine dell’avventura nell’intero svolgersi delle bellissime, modernissime 165 tavole che la compongono. Ricordo quanto mi abbia attirato fin dalla bizzarra tautologia del titolo, già di per sé evocatrice di un misterioso “altrove”…ma ricordo soprattutto l’impatto della prima tavola, a grande campitura, dove un catamarano figiano con vento in poppa avvista la scialuppa alla deriva dove saranno recuperati due protagonisti della vicenda: un colpo di fulmine, degno dei migliori incipit dei romanzi che ti risucchiano letteralmente nella vicenda. “Un vero, grande romanzo a scrittura multipla, parole e disegni, forse anche suoni e odori” scrive Vittorio Giardino dopo aver scoperto il libro poi pubblicato da Mondadori nel ’72. Corto Maltese è ormai entrato nell’immaginario di un crescente numero di appassionati, insieme al fascino degli indimenticabili personaggi che lo avrebbero accompagnato in questa e in avventure successive, in giro per il mondo.

Corto non è il primo personaggio creato dalla fantasia di Pratt, né l’ultimo. La bella mostra allestita a palazzo Pepoli nell’occasione del 50° della nascita del personaggio espone anche le tavole di Anna nella giungla, lo stesso Sergente Kirk, la sagra di Weeling (guardate gli splendidi acquarelli dei personaggi e delle scene di vita indiana, degni dei migliori quadri di Frederic Remington), Gli Scorpioni del deserto, che vi cattureranno in altre vite, altre storie. Ma giustamente Corto è quello che, nel crescere, si è letteralmente identificato nel mondo interno del suo creatore, fin quasi ad occuparne l’identità. Vero è che Pratt, nell’autoritrarsi in una delle sue storie, si è visto nei panni di un rinnegato bianco errabondo nel Grande Nord, Simon Girty: lo stesso nome che si poteva leggere nel campanello della sua casa di Malamocco. Ma Corto non gli era ancora cresciuto dentro, evidentemente. Curiosate, per credere, nelle note biografiche dell’autore, sul bel catalogo della mostra, che sta per chiudere. Affrettatevi a visitarla, e soprattutto soffermatevi nella stanza buia dove a tutta parete potete scorrere l’intera grafica della Ballata. Notate l’evoluzione pittorica del segno, confrontandola con il progressivo prosciugarsi del segno e del testo nelle opere successive, fin quasi a raggiungere un personalissimo, quasi astratto espressionismo. Difficile non innamorarsene.

Bologna, 22/02/2017
                   

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