Yasmina Khadra (pseudonimo di Mohamed Moulessehoul) è uno scrittore algerino fra i più significativi della cultura araba. “L’attentato” non è un libro sul terrorismo o sul conflitto arabo-israeliano, anche se sullo sfondo del viaggio iniziatico del protagonista si aprono scorci limpidi, crudi e intensi delle lacerazioni dei popoli e dei territori. La realtà di quella inesausta battaglia è il corpo e il sangue degli eterni demoni, del “nemico” e del “fuoco amico” che ci riguarda tutti, perché il bisogno di comprendere va cercato dentro.

Nel suo libro “Con gli occhi del nemico” (Mondadori, 2007), Grossman descrive molto bene come il processo di scrittura sui personaggi permetta di rendere l’altro “prossimo”, riscattandolo dall’estraneità, rendendolo pensabile e quindi non più indifferente o ignorabile, di come vedere la storia attraverso gli occhi del nemico ci cambia la realtà, espande la nostra visuale.
È ciò che fa Khadra attraverso il suo protagonista, che fa ritorno alle terre d’origine e nella mescola sconvolgente delle molte voci che gli si animano intorno, si ritrova di fronte alle sue negazioni, ricompone la “realtà” cui aveva voltato le spalle, aggrappandosi alla sua illusione di felicità.

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