L’espressione è attribuita a Cicerone, che certamente se ne intendeva…
In “Psicologia delle masse e analisi dell’Io”( 1921) Freud si occupa dei rapporti che l’Io del singolo intrattiene con le masse più significative della sua appartenenza e con le quali si identifica fondendosi. Esaminando poi due di queste masse, la Chiesa e l’Esercito, individua quel “gradino all’interno dell’Io”,articolazione gerarchica giudicante dell’apparato psichico,successivamente differenziata in SuperIo (“Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”) e ideale dell’Io propriamente detto (“Abbi cura della tua figura”)
L’apparato superegoico sovrasterà l’Io e, se investito di eccessiva severità, lo tormenterà
con sensi di colpa e di vergogna insidiosamente sottratti ad ogni ragione cosciente.
La folla è una massa occasionale (diversa perciò dalle masse considerate da Freud) unificata da potenti emozioni d’amore e di odio o di terrore: un mega-individuo, capace tanto di grandi manifestazioni felici (le feste) che di orrendi misfatti.
Le feste della libido non richiedono spiegazioni e possono bene legittimarsi come godibili .
Viceversa richiedono spiegazioni gli atti scellerati delle folle. (Milano, 29 Aprile 1945, a piazzale Loreto: una parte di popolo, regredita a plebe sconcia, insultò i cadaveri impiccati di Mussolini, della sua amante e di svariati gerarchi repubblichini. Sandro Pertini, il più amato dei nostri presidenti, ne era ancora indignato, dopo decenni.)
Due caratteristiche del tutto banali (e perciò trascurate) contraddistinguono qualsiasi folla:
nessun gruppo-folla può essere più intelligente – colto, capace, creativo – del più intelligente dei suoi membri: le intelligenze lì per lì non si sommano…
Viceversa può ben facilmente sommarsi con qualche semplice artificio (una fune, un ariete, una testuggine) la forza fisica dei singoli intenzionati alla violenza. Al tempo stesso la forza morale,dedita a sconsigliare il male mediante l’anticipo del senso di colpa, incontra un’opposta aritmetica: la responsabilità della nefandezza si suddivide per il numero complessivo degli attori, sicchè a ciascuno ne tocca una porzione esigua. “Eravamo in tanti…
Qualcosa del genere dev’essere accaduto nella maggioranza del popolo tedesco, prima abbagliato dall’ accecante onnipotenza del Terzo Reich, eppoi disposto a voltar lo sguardo per non vedere gli orrori della Shoah, che pure si producevano davanti ai loro occhi… Dolente e mite Primo Levi (“I sommersi e i salvati”-Lettere di Tedeschi- pagg.136 e segg. Einaudi, Torino,1986) ne ha interrogati, trovandoli pigramente pentiti, a cose fatte…
Perciò i terroristi cercano le folle, per l’effetto moltiplicatore della distruttività entro una turba accecata dal terrore: istinto di morte allo stato puro, “legittimato” dal “Si salvi chi può!”…
G.Z.